Da piccola mangiava per due. Ha due case, due lavori, tutto doppio. Attrice, imprenditrice e due di tutto…
anche il suo ritorno a Todi Festival dopo quasi dieci anni da quando cantava Juliette Greco è una seconda presenza.
Com’è tornare al festival?
È come fare un salto nella gioventù, si ritrovano spazi e situazioni cui non si è più abituati per chi ha fatto altre scelte e percorsi. Qui sono tornata in una dimensione più teatrale che avevo un po’ perso facendo i teatri dell’Opera. C’è stata la soddisfazione di aver messo in scena qualcosa al di fuori dei miei piani, un idea nata da Silvano Spada, il direttore artistico.
Lei spazia molto nella canzone, nella regia e nella scrittura, ma cosa è più nelle sue corde?
Fare l’attrice, anche il canto che è subentrato in un secondo tempo, ma io sono attrice, nasco nel teatro, poi avendo avuto la voglia di esportare quello che facevo è stato più naturale vivere più di canto che non di recitazione.
Elena è una che viaggia nel mondo. Che significa essere romani?
È un grande privilegio da ogni punto di vista perché nascere nella più bella e importante città del mondo, è un privilegio, anche se oggi questa fama viene calpestata dalla politica, dalla criminalità e dal poco amore di chi la gestisce, ma mi aspetto un grande riscatto da Roma e dai romani. Roma in questa situazione non si può accettare. Da qualsiasi fonte arrivi il disagio come si vive a Roma, è qualcosa da tamponare, resettare, rifiutare. Ho fatto cento e oltre paesi e devo dire che è una città bella, affascinante e interessante, dove c’è stato lo sviluppo dell’umanità.
La donna romana è un problema, ti scordi la libertà. La milanese è più facile…Se bussi ti fa entrare senza problemi
Elena Bonelli interpreta Brecht è uno spettacolo in cui le brutte notizie dei quotidiani si attualizzano sui testi delle canzoni del drammaturgo tedesco, ma c’è qualche bella notizia che vorrebbe cantare?
Mi cogli alla sprovvista…beh anche io scrivo le parole delle canzoni e nei miei testi c’è sempre molta positività come l’ultima dal titolo La bella donna che non è altro che la vita con le musiche di Mariella Nava. È la metafora della vita che ti mette alla prova, che a volte ti umilia e ti tradisce non dandoti quello che meriti, ma che comunque ami.
Il segreto di Elena Bonelli per mantenersi in forma attiva e bella?
Amo, l’amore. Se le persone non hanno amore per quello che fanno per gli esseri umani che hanno intorno non ha senso. Io ci metto l’amore per chi mi è vicino e che mi ha dato amore e ricambio con tutto l’affetto e poi l’amore per le persone brave, solidali e sincere. Cerco sempre di contornarmi di persone meglio di me per sentire il bisogno di crescere. Non mi accontento mai. Forse questa cosa è molto positiva. Non sono mai contenta. Se ottengo cinque voglio sei, se ho sei voglio sette etc… per me questa è fonte di giovinezza e di crescita. Non mi sento arrivata da nessuna parte e per me è sempre il primo giorno.
Quale autore di oggi vorrebbe cantare domani?
…hum un autore qualsiasi? Guarda ho visto lo spettacolo proprio qui Mita Medici canta Franco Califano e mi piacerebbe trovare un nuovo Califano che è stato molto snobbato e maltrattato dalla critica. Invece ritengo che questo autore era gigantesco nella sua grande filosofia, poesia musica romanità non gli mancava niente, di viventi non ne trovo di quella portata forse un Mannarino o il Muro del Canto sono gli unici che scrivono canzoni che mi piace cantare perché sono testi pieni di attualità. Se mi dice D’Alessio no, non è nelle mie corde. Cantanti che mi prendono oggi sono veramente pochi.
Per concludere, quali sono i progetti per il futuro?
Un progetto sulla canzone romana, dallo stornello al rap, che sto portando avanti per valorizzare questa romanità che è stata sempre bistrattata dalla critica nella storia. La canzone romana è stata trascurata, colpa anche dei romani e di come funziona la cultura a Roma, un po’ così, perché Napoli ha avuto tutta un’altra storia.
Ciò che oggi scriviamo alla lavagna, domani lo cancelleremo
Bertold Brecht