Guardare oltre il vetro: Giuliano Giuman

IMMAGINE-GUIDA Ultima Cena, (part.)
Maria Cristina Mancini

Maria Cristina Mancini

The way I see it, every life is a pile of good things and bad things.…hey.

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Io sono le persone che ho incontrato

 

Non è semplicemente una frase che racchiude il senso profondo della vita, né il titolo di un libro o uno spot pubblicitario. È un’opera d’arte, anzi un autoritratto. O meglio si direbbe un’autobiografia dato che tre immagini dipinte su vetro rappresentano l’autore Giuliano Giuman. Perugia gli ha voluto rendere omaggio e lo ha fatto con tutti gli onori del caso: una grande mostra nei luoghi più significativi della città, la Galleria Nazionale dell’Umbria, l’Accademia di Belle Arti e l’Università per Stranieri.

Last Time è stata l’esposizione di un artista umbro tra i più eclettici dell’arte contemporanea. Ha cominciato come concertista ma è stato folgorato sulla via di Damasco dalla pittura, non ha disdegnato la fotografia, il video e le istallazioni ma poi è approdato al vetro.Un percorso artistico entusiasmante che è iniziato nella sua città, nell’atelier di Gerardo Dottori, è proseguito a Roma, Bologna e Milano toccando la Germania, la Svizzera e gli Stati Uniti. Last Time non è stata un’antologica anche se celebra i cinquanta anni di lavoro di Giuman, non era un insieme di opere che documentano un’evoluzione, anche se c’era una ricerca che dagli archetipi, sfiorava i miti per gettare uno sguardo oltre l’aldilà. Last Time è stata un punto d’arrivo. Un break, forse un ultimantum, dato che l’artista ha dichiarato che sarebbe stata l’ultima volta che esponeva a Perugia. Di sicuro, un segno forte che grida al mondo questa è la mia vita, questa è la mia arte.  Se per George Bernard Shaw

si usa lo specchio per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima 

quelle Giuman scavano nella natura umana, fino ad incidere come una spada nel cuore dell’osservatore. Nella sala Podiani di Palazzo dei PriorGiuman-e-l-opera-Volare-senza-alii non siamo rimasti indifferenti al gioco di luci e colori modificato da Barricate, opera di dimensioni ambientali che troneggiava e dominava lo spazio, ma a ben guardare, in un angolino c’era qualcosa che si poteva e si faceva toccare. Neanche a dirlo sfiorandola ci ha sorpreso. Era Tatto. Certo nulla se paragonato alla magnificenza di Apollo e Artemide. O a Ricamo opera che si faceva apprezzare da chi ha gusto raffinato e sensibilità. Che dire di Ultima cena, un’istallazione di vetro a tema religioso ma la mise en place?!

Lontana da intenzioni celebrative, Last time era una finestra aperta sulla produzione attuale dell’artista, punteggiata da pochi e mirati rimandi alla sua storia, che si è intrecciata con le vicende più rilevanti dell’arte contemporanea internazionale, dal concettuale al ritorno alla pittura e alla cifra musicale. Tesa a costruire una lettura della nuova stagione creativa, sempre più libera nella freschezza dei lavori in vetro di matrice postconcettuale, Last time ha rappresentato uno degli eventi artistici più rilevanti della stagione che ha reso omaggio ad un artista che ha compiuto mezzo secolo di attività e affrontato molteplici frontiere raggiungendo sempre esiti qualitativi importanti a livello nazionale e internazionale.

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