Una volta era “o mangi questa minestra o salti la finestra”
Quello che le cuoche non dicono non è un libro per massaie sprovvedute, ma neanche il ricettario di uno Chef stellato. Si parla di cucina, ma senza l’incubo delle calorie. E non è solo un decalogo d’ingredienti e tempi di cottura, ma un impasto gustoso di ricordi, torte della nonna e tanta amicizia. In più, ci sono le pietanze, tante per quante sono le stagioni dell’anno. Quello che le cuoche non dicono, libro scritto a sei mani da Silvia Buitoni, Marcella Cecconi e Vania Tiecco, con il contributo fotografico di Andrea Ottaviani, edito da Ali&No, è un omaggio speciale alla cucina umbra. A quei piatti che nulla hanno a che fare con le stellette Michelin o peggio con le recensioni di Tripadvisor.
Assolutamente no. Il libro delle tre autrici sembra una chiacchierata tra vecchie amiche che si divertono ai fornelli, che ricordano episodi, sperimentano ricette e pasteggiano in allegria. Eppure, dietro la maschera delle “cuoche per un giorno” c’è un background di conoscenze acquisite che non sono solo gastronomiche ma spaziano dall’antropologia al simbolismo.
Mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un’arte
Il cibo non è solo l’oggetto del mangiare. La sua natura socializzante, l’evoluzione che l’atto stesso ha assunto e le tendenze che una società multietnica e globalizzata ci hanno imposto, ha cambiato le nostre abitudini alimentari e la nostra percezione del gusto. Non si mangia più per fame ma per stare insieme, non più a orari precisi ma durante tutta la giornata a seconda delle pause lavorative. Si mangia per rimanere in forma o addirittura per curarsi con l’ultima frontiera della nutrigenetica. Questa riflessione è ben sintetizzata nei primi due capitoli che precedono le ricette vere e proprie e fa riflettere su come in poco tempo siamo cambiati e forse cambieremo.
Poi si passa con leggerezza alla pratica mettendo le mani in pasta. In successione stagionale vengono spiegate le ricette che sono precedute da pensieri personali delle autrici. Così, si parte dalla primavera con un classico antipasto pere e formaggio, semplice eppure gustoso e si continua con la torta di Pasqua e il salame del Re. L’estate è sinonimo di verdure, frutta fresca, sapore di mare e sole, tanto sole. Ecco allora i fiori di zucca al forno ripieni, il risotto vongole e moscardini e una bella panzanella.
Tutto fa brodo
Quando cadono le foglie e il panorama si colora di giallo e arancio, compare la polenta con i funghi, l’insalata di finocchio, olive e arancia e i mostaccioli. Nel freddo inverno le cotture si allungano, diventano più elaborate e si complicano. Eppure che si può dire davanti ad un bel lesso, o al profumo del brodo non di dado e delle zuppe di patate e porri, tanto per fare qualche esempio. E ancora il paté di fegatini, i cannelloni, il baccalà dolce della vigilia e la buonissima parmigiana di gobbi… queste sono alcune delle idee che potete trovare in Quello che le cuoche non dicono che solo per voi hanno detto eccome…a noi non resta che augurarvi buon appetito!