Sergio Rubini Interview

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Maria Cristina Mancini

Maria Cristina Mancini

The way I see it, every life is a pile of good things and bad things.…hey.

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Sergio Rubini i tic dell’attore ce li ha tutti a partire da quel suo modo di strizzare gli occhi usando la mimica del viso. E anche i vizi del regista!

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Sergio Rubini fuma con avidità le sigarette fuori dagli sguardi dei più, tradendo un’insicurezza di fondo che è tipica di chi può ‘rinunciare a tutto tranne le tentazioni’.  E per un attore, non essere al centro del palcoscenico, è come per un bambino essere al luna park e non mangiare zucchero filato. Una tragedia!Eppure, Sergio Rubini ha un’empatia geniale con il pubblico che lo porta a interpretare o dirigere personaggi e film tosti con una leggerezza disarmante.

Originario di Grumo Appula in provincia di Bari, classe 1959, torna con il lungometraggio ‘Il bene mio’ di Pippo Mezzapesa che parla di terremoti, di rovine e di sentimenti. Ma era l’anno 1984 quando il giovane Rubini esordiva a Todi Festival con ‘Beatrice Cenci’ di Enzo Siciliano in una messa in scena che fu parecchio criticata da Paese Sera. Per caso o per sfortuna ero proprio li! E dopo più di venti anni ne scrissi in Todi Arte Festival, Storia eventi e protagonisti dalle origini ad oggi (Gremese, 2008). Da allora, più che altro, l’ho apprezzato al cinema e ancor di più come regista in ‘L’anima gemella’. Poi l’incontro lo scorso maggio alla Film Commission Torino Piemonte. Io come uditrice con prospettive cinematografiche, lui insegnante per CS Cinema di Torino. Ecco l’intervista strappata a fine corso, tra i saluti di rito e la paura di perdere Flixbus!

 

 sergio rubini intervista viaggio  con

 intervista di maria cristina mancini a sergio rubini

 

 

Maestro Rubini, come attore regista e produttore quali difficoltà incontra in questi ambiti?

(Lui subito puntualizza!N.d.r.) Io non sono produttore, faccio l’attore, sono regista dei miei film e sono sceneggiatore dei miei film. Non sono produttore.

(Allora io controbatto per riparare la gaffe dato che fare l’attore è di sicuro più facile che fare il produttore che trova i soldi per il film n.d.r) Eh allora passerà mai alla produzione?

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Mah diciamo…molti miei colleghi passano alla produzione ma io per adesso non ne ho sentito questo bisogno. Qual è la difficoltà? Sono tre mestieri diversi… forse la difficoltà sta nel riuscire a coniugarli e farli insieme perché se, a un certo punto t’immagini un film (io sono un attore), più o meno m’immagino dentro il film con un ruolo per me. M’immagino di doverlo scrivere e dirigere. Quindi, la difficoltà di coniugare questi mestieri è una schizofrenia conclamata perché sono mestieri diversi. Però ormai… lo faccio da tanti anni per cui ci sono abituato.

Secondo lei perché in Italia sembra funzionare bene con produzioni che vengono realizzate solo la Film Commission Torino Piemonte e quella di Puglia?

Questo bisognerebbe chiederlo alle Film Commission che non funzionano. Perchém-cristinamanciniftpcwww-qui-press20170513_110310 …non lo so. Certamente ci saranno dei risvolti tecnici dietro al fatto che Torino e Puglia funzionano e altre regioni no. Un po’ forse sono le linee guida date dai vari presidenti della Regioni.

Dunque, quale sarà la storia del suo prossimo film? 

 

(Lui furbescamente e scaramanticamente risponde così, pur sapendo che da lì a soli tre mesi avrebbe iniziato a girare proprio grazie ad Apulia Film Commission ‘Il bene mio’ di Mezzapesa n.d.r.)

La storia del mio prossimo film innanzi tutto è…l’augurio di riuscire a girarlo. E poi sarà la storia di un incontro tra due uomini abbastanza emarginati dalla società, un delinquente e un disadattato. È però anche l’incontro di un uomo molto pragmatico e razionale e di un filosofo sognatore con la loro capacità di compenetrarsi e diventare amici.

Sergio Rubini insegna spingendo sull’interiorità e sui sentimenti, con metodi alla Grotowsky e Stanislavskij. Che differenza vede tra gli attori italiani e americani?

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Mah, ho fatto qualche film con gli americani e ne sono rimasto positivamente colpito per la loro capacità di giocare seriamente. Noi, delle volte, facciamo un po’ più seriamente ma dimentichiamo di giocare, oppure giochiamo e facciamo poco seriamente. Loro hanno imparato bene che questo è un mestiere che si fa giocando ma molto molto seriamente!

Per concludere, Papa Wojtyla diceva che gli attori sono gli atleti del cuore. Quanto conta il cuore e quanto la razionalità?

No, secondo me conta assolutamente solo il cuore poi ci vuole una tecnica, tutti gli artisti devono avere una tecnica e un’anima.  Ovvio che è necessaria una capacità, una tecnica, come il pittore attraverso la tecnica della pennellata o il pianista quando muove le dita. Ognuno di noi deve avere una tecnica. Ma la vera arte sta nel disimpararla costantemente e soprattutto di non metterla mai in primo piano.

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